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Visualizzazione dei post da 2016

Bisogna sempre criar co le femine (C. Goldoni: i rusteghi e altro)

Consideriamo testo del "programma", quello da conoscere, insomma, perché oggetto di verifica orale i "Rusteghi", uno dei capolavori indiscutibili di Carlo Goldoni.  Dai i Rusteghi impariamo tante cose: la nascita del teatro borghese a Venezia, la prima città dotata di un'ampia classe borghese, l'importanza del carnevale. Sentiamo suonare la lingua venexiana, in un periodo in cui, sebbene nello Stivale le lingua letteraria sia da secoli il fiorentino, tuttavia la divisione politica rende perfettamente legittima la scrittura in volgare locale.  Vediamo rappresentata nei Rusteghi (in scena per la prima volta al teatro di San Luca alla fine del Carnevale del 1760) come delle migliori pièce goldoniane la nostra natura in modo bonario ma impietoso. I "rusteghi" spiega Goldoni nelle sue Mémoires sono «uomini di rigida maniera ed insociabili, seguaci degli usi antichi, e nemici terribili delle mode, del divertimento e delle conversazioni del secolo».

Vita di Galileo Galilei

Il nuovo Tasso i suoi seguaci

“Io pretendo di saper le regole più che non sanno tutti i pedanti insieme; ma la vera regola, cor mio bello, è saper rompere le regole a tempo e luogo.” Gli scrittori barocchi si concentrano sulle forme, forse per compensare la limitatezza dei contenuti. Troviamo descrizioni minuziose, forme letterarie sperimentali come il poema eroicomico, e oggetti poetici tra i più strampalati. "acutezza" "ingegno" "concettismo" (procedimento che sfrutta nessi audaci tra elementi opposti) allo scopo di stupire il lettore: un vero e proprio "culto dell'artificio"  Il massimo esponente della poetica delle meraviglie è G.B Marino . Pur evitando i concettismi più arditi e le provocazioni più astruse che saranno invece proprie di certi suoi emulatori. Marino è un ingegnoso inventore di immagini preziose, un irriducibile paladino della ricerca fantastica.  L'impegno incessante del poeta nella ricerca delle variazioni letterarie non ha infatti

La morte di Clorinda

Galleria opere di Gaetano Lapis (Fondazione Zeri UniBO) Il combattimento di Tancredi e Clorinda : naturalmente c'è anche un madrigale di Claudio Monteverdi sul testo del Tasso (per soprano , Clorinda e due tenori , testo e Tancredi). Composta nel 1624, commissionata da Girolamo Mocenigo in occasione del carnevale , fa parte dell'Ottavo libro di madrigali guerrieri et amorosi pubblicato nel 1638 . Il dramma riprende le vicende narrate nel canto XII della Gerusalemme liberata, in cui il cavaliere cristiano Tancredi , innamorato di Clorinda , guerriera musulmana, viene costretto dalla sorte a battersi in duello proprio con lei e ad ucciderla. In punto di morte Clorinda si converte e, battezzata, affronta con serenità il trapasso: S'apre il cielo; io vado in pace .

il primo martedì dopo il primo lunedì di novembre

Di SeL - Opera propria . Based on Image:Electoral_map_2004-2008.svg ., CC0 , Collegamento

Torresani. edu:Il primo notturno.... Canto VI, 103-104

vedi su torresani.edu  Erminia, fingendosi Clorinda di cui ha preso le armi, esce dalla città per recarsi all'accampamento cristiano. Consapevole dei pericoli che corre, chiede allo scudiero che l'accompagna di anticipare a Tancredi il suo arrivo. Mentre attende impaziente il ritorno del suo fedele, contempla il cielo stellato e le tende in cui vive il cavaliere da lei segretamente amato. Era la notte, e 'l suo stellato velo chiaro spiegava e senza nube alcuna, e già spargea rai luminosi e gelo di vive perle la sorgente luna. L'innamorata donna iva co 'l cielo le sue fiamme sfogando ad una ad una, e secretari del suo amore antico fea i muti campi e quel silenzio amico. Poi rimirando il campo ella dicea: - O belle a gli occhi miei tende latine! Aura spira da voi che mi ricrea e mi conforta pur che m'avicine; così a mia vita combattuta e rea qualche onesto riposo il Ciel destine, come in voi solo il cerco, e solo parmi che trovar pace io

La Gerusalemme Liberata

e sciolse al mio petto la croce ch'io fe' di me quando il dolor mi vinse

"Oh gran bontà dei cavalieri antiqui.. " Guicciardini vs Machiavelli

Per Machiavelli il BENE è la dedizione assoluta all’interesse della collettività e della patria. Quindi sono pochi quelli che operano per il bene e gli uomini sono istintivamente portati al male. Quindi Machiavelli esprime un pessimismo sulla natura dell’uomo. Per Guicciardini il BENE è il conseguimento della felicità (l’interesse personale) senza danneggiare gli interessi degli altri. Quindi sono tanti quelli che operano il bene, poiché gli uomini sono istintivamente portati al bene.  La natura umana è però troppo fragile e non sempre l'interesse personale lascia.  In Machiavelli c’è un tentativo di sintesi, cioè di ricondurre il particolare ad una teoria generale che possa spiegare la realtà e costituire modello. La STORIA può essere davvero maestra di vita (o la fiducia nell'utilità degli exempla del Principe è conseguenza solo del genere letterario del trattato  pedagogico?   In Guicciardini prevale l’analisi, cioè la constatazione che ogni evento ha caratt